Sabato 1 Luglio mattina si è svolta a Calusco d’Adda la “Marcia dei 5 Camini”, una manifestazione collettiva per rendere noto a tutti i cittadini dell’Isola Bergamasca, del Lecchese, di Monza-Brianza e del Milanese quanti inceneritori costellano il nostro territorio.
L’evento fa parte di una vasta campagna di sensibilizzazione che, da tempo, stiamo portando avanti contro l’incenerimento dei rifiuti, sia negli “inceneritori classici” che in cementifici.
Con particolare attenzione alla situazione circostante il nostro territorio: infatti abbiamo più volte rimarcato che i 4 inceneritori “presenti” all’evento (Filago con Ecolombardia 4, Valmadrera con Silea, Dalmine con REA e Trezzo con Prima), a cui si aggiunge un cementificio che brucia rifiuti (Italcementi di Calusco d’Adda), convogliano e bruciano sul nostro territorio circa 622.500 ton./anno di rifiuti. A cui si aggiungeranno altre c.ca 90.000 ton./anno se Italcementi otterrà l’autorizzazione di aumento ora in valutazione presso la Provincia di Bergamo.
Tutto questo in una regione, la Lombardia, che già brucia quasi la metà dei rifiuti di tutta Italia: cioé 2.800.000 ton./anno negli inceneritori Lombardi contro circa 6.800.000 ton./anno per tutta l’Italia. Cementifici ESCLUSI.
Non per niente la nostra zona è stata citata in vari rapporti e comunicati stampa per via dei suoi "record negativi". Sia nell’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per l’Ambiente che in recenti dichiarazioni del WHO (Wold Health Organization), senza dimenticare citazioni di varie importanti associazioni ambientaliste, la Lombardia è stata definita come “una delle zone più inquinate d’Europa”: nelle ultime dichiarazioni stampa si parla 467.000 morti imputabili per l’inquinamento atmosferico in Europa, e la Pianura Padana è in testa a questa triste classifica.
Sulla base di queste considerazioni, senza soffermarci sui dettagli di tante altre valutazioni di tipo tecnico e sanitario, abbiamo focalizzato il nostro intervento su due motivazioni inoppugnabili che evidenziano l’idiozia concettuale del massiccio incenerimento dei rifiuti: una di stampo prettamente sanitario e l’altra più di indirizzo tecnico.
La prima forte motivazione contro l’incenerimento è di tipo sanitario: infatti le emissioni da incenerimento rifiuti arrecano un danno alla salute di chi risiede in prossimità di questi impianti.
C’è ancora chi nega, oppure sottostima ampiamente, le conseguenze sanitarie che questo tipo di impianti hanno sulla salute della popolazione residente nell’ambito delle loro ricadute, ma oramai è inutile negare che ci sono evidenze scientifiche e mediche comprovanti un danno sanitario procurato alla popolazione.
Basta consultare i diversi studi medici, oltre ai documenti scientifici, prodotti e diffusi da ISDE-Medici per L’ambiente e da Medicina Democratica per trovare motivazioni fondate a supporto di quanto sopra esposto...
Non sarà un caso che in Emilia Romagna, dove sono presenti 9 inceneritori di rifiuti (meno che in Lombardia, quindi!), è stato da tempo istituito un programma di monitoraggio epidemiologico della popolazione (chiamato Moniter) che, analizzando nel tempo le condizioni di salute della popolazione residente nelle zone limitrofe agli impianti di incenerimento, si pone l’obiettivo di portare alla luce eventuali danni sanitari provocati alla popolazione.
Non ci spieghiamo come mai questo tipo di programma non esista in Regione Lombardia, nonostante il numero di impianti sia nettamente superiore (13 contro 9) rispetto alla Regione Emilia Romagna.
E’ inoltre oramai certo che le emissioni da incenerimento rifiuti, estremamente variegate nella loro composizione, come variegata è la composizione degli stessi rifiuti, inquinano l’aria che respiriamo, ma anche le terre e l’acqua.
Con queste iniziative chiediamo che la nostra salute sia tutelata!! Chiediamo quindi che vengano fatti degli studi epidemiologici, possibilmente non commissionati alle stesse aziende o dalle aziende proprietarie degli impianti di incenerimento, ma condotti da enti e professionisti “super partes”, con un curriculum adeguato allo scopo, ed in piena gestione degli enti locali ed amministrativi radicati sul territorio.
A tale scopo stiamo portando avanti l’iniziativa delle petizioni comunali: CLICCATE QUI per maggiori informazioni.
Parlando di raccolta firme, una importante testimonianza sul nostro territorio è stata data da un corposo numero di professionisti in ambito ospedaliero locale e dai medici di base della zona: Infatti ben 128 medici, forti delle loro competenze in materia, hanno firmato in brevissimo tempo una petizione in cui si dichiarano contrari alla combustione dei rifiuti nel cementificio.
Alla luce di queste evidenze, chiediamo anche che Regione Lombardia promuova un programma di monitoraggio epidemiologico sugli inceneritori presenti sul territorio, assicurandosi poi che i risultati di questo monitoraggio diventino la base e il punto di riferimento per le decisioni future da prendere sulla vita e sulla gestione di questi impianti.
In un contesto già fortemente inquinato come la Pianura Padana è assolutamente inammissibile continuare a tenere attivi o, addirittura, concedere nuove autorizzazioni di ampliamento ad impianti di questo tipo!!
La seconda forte motivazione contro l’incenerimento è di tipo “tecnico”: l’incenerimento dei rifiuti è un sistema già da anni assolutamente retrogrado per la gestione dei rifiuti, i quali in effetti sono fonte di risorse di materia prima-seconda.
Viviamo in un mondo le cui risorse sono finite e stanno finendo. I rifiuti sono risorse e, bruciandoli, noi ci stiamo bruciando il futuro.
Le alternative all’incenerimento ci sono e sono tutte contemplate nella Strategia Rifiuti Zero.
Parlare di Rifiuti Zero non vuol dire semplicemente, come erroneamente si pensa (o si vuol fare credere con evidente scopo dissuasivo), “arrivare a zero rifiuti prodotti”.
Vuol dire piuttosto “arrivare a zero sprechi”.
Quindi non sprecare più le risorse ma, tramite l’applicazione di politiche corrette ed il costante impegno dei cittadini nell’acquistare e differenziare bene, ottimizzare al massimo il sistema di gestione attivando i canali di riciclo della materia.
Il primo importantissimo passo per realizzare una corretta gestione dei rifiuti è quello dell’applicazione della tariffazione puntuale dei rifiuti, che vuol dire strutturare una tassazione dei rifiuti a seconda di quanto rifiuto ciascuno effettivamente produce.
E’ stato dimostrato sul campo che questa pratica incentiva una sempre minore produzione di rifiuto urbano residuo e promuove il riuso e il riciclo.
Inoltre, i comuni che hanno efficientemente attivato la tariffazione puntuale dei rifiuti, si sono ritrovati con importanti introiti di cassa provenienti dall’immissione dei materiali separati nel mercato del riciclo.
Sempre in questa ottica, oramai da anni la Commissione Europea promuove la cosiddetta Economia Circolare e insiste sull’applicazione di questo concetto, obbligando gli stati membri ad adeguarsi progressivamente ma anche velocemente a una nuova cultura: non bruciamo le risorse ma riduciamo i rifiuti, riutilizziamo, ripariamo, ricicliamo.
Secondo la Direttiva sull’Economia Circolare, applicando queste pratiche in maniera virtuosa entro il 2030, sarà possibile soddisfare tra il 10 e il 40% della domanda di materie prime in Europa, con un incremento stimato del PIL pari al 3%. E si otterrebbe una diminuzione di emissioni gas serra di più di 500 milioni di tonnellate tra il 2015 e il 2035, arrivando a un -40% entro il 2030.
Questo è ciò che si chiama futuro sostenibile: salvaguardare il nostro pianeta per le generazioni future, attraverso un uso saggio e lungimirante delle risorse.
Se non per noi, per chi verrà dopo di noi.
Per questo noi non ci fermeremo qui, e continueremo sempre a proclamare NONBRUCIAMOILNOSTROFUTURO.
09 Luglio 2017
Comitato La Nostra Aria
Rete Rifiuti Zero Lombardia
CLICCATE QUI PER LE FOTOGRAFIE DELLA MANIFESTAZIONE
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