domenica 3 aprile 2016

Alcune considerazioni sul decaduto protocollo Comuni-Italcementi e successivi risvolti nel territorio

In questi giorni abbiamo appreso dalla stampa che il “Protocollo Italcementi” sul quale erano impegnati alcuni Sindaci di comuni limitrofi a quello ove ha sede lo Stabilimento (oltre al Sindaco del comune ospitante l’impianto), è stato definitivamente abbandonato.
Il nulla di fatto segue i clamori propagandistici che annunciavano, già nello scorso mese di gennaio, la firma di un’intesa che avrebbe dovuto sancire (dopo l’accordo del 2012, lasciato colpevolmente inapplicato da quegli stessi Sindaci che ora stavano discutendo il nuovo Protocollo) un nuovo punto di equilibrio tra le esigenze della Società Italcementi e quelle delle amministrazioni sottoscrittrici. Quanto poi le esigenze di queste ultime coincidessero con gli interessi reali delle popolazioni residenti era tutto da dimostrare.
Il fallimento di una trattativa dovrebbe interrogare sempre le parti in gioco, sia sulle responsabilità politiche e formali, sia sulle inadeguatezze metodologiche e le criticità di merito. Ciò soprattutto quando a essere oggetto di trattativa erano (e restano) interessi fondamentali e difficilmente assoggettabili a mediazioni/compensazioni quali l’ambiente e la salute ad esso connessa.
L’esito inconcludente della trattativa porta con sé i limiti di una discussione che si è svolta tutta nelle “segrete stanze”, avendo cura di tenere ben lontana la popolazione da qualsivoglia forma di coinvolgimento, sia esso informativo che decisionale.
Ci chiediamo, vista la qualità della documentazione che i Comitati di Cittadini avevano prodotto – e messo a disposizione di tutti - con l’ausilio dei migliori esperti nazionali del settore (Chimici, Medici, Professori esperti in analisi epidemiologiche, ecc.) perché tale documentazione sia stata snobbata dai volenterosi Sindaci che negoziavano con Italcementi.
A chi continua a fare paura questa documentazione?
Forse sconcertano i numeri, drammatici, che ci dicono dell’incremento della mortalità e della morbilità nei territori dove si respira aria inquinata dall’incenerimento di rifiuti e/o da rifiuti utilizzati come combustibili?
Certamente i dati che emergono da approfonditi studi fatti in prossimità di siti produttivi assimilabili, per analogia, al cementificio di Calusco d’Adda, spaventano chiunque li voglia leggere con obiettività e senza lenti mediate da altri fini che non siano l’interesse generale dei cittadini.
Oggi, quelle preoccupazioni, che ancora tengono viva l’attenzione dei Comitati, sono state fatte proprie dal Consiglio Provinciale di Bergamo (rammentiamo che la Provincia è l’ente valutatore della richiesta presentata dalla Italcementi) che in un Ordine del Giorno approvato lo scorso 22 marzo dal titolo programmatico ”Indirizzi del Consiglio Provinciale in merito all’impatto ambientale dello stabilimento Italcementi di Calusco d’Adda” cita in più passaggi le legittime preoccupazioni dei cittadini per la loro salute e la necessità che gli enti valutatori si dotino di tutte le analisi e gli studi, anche epidemiologici, utili ad avere un quadro certo dello stato ambiente/salute del nostro territorio tale da poter orientare decisioni consapevoli perché  supportate scientificamente.
Obiettivo di tutti dare piena applicazione a quell’art.32 della Costituzione, troppo spesso, diciamo noi, disapplicato e/o asservito a interessi imprenditoriali in totale spregio della salute pubblica.
Osserveremo come sempre con molta attenzione se alle dichiarazioni di principio seguiranno fatti concreti.
In ultimo rileviamo che, parallelamente alla presa d’atto del fallimento del tavolo Sindaci/ Italcementi, un numero sempre maggiori di Sindaci sta deliberando, all’interno delle proprie Giunte, soluzioni del tutto opposte a quelle che si profilavano nel citato protocollo: si decide cioè di concentrare l’attenzione su un serio studio epidemiologico (analisi georeferenziata caso controllo), stanziando per questo anche risorse nel bilancio. Fortunatamente ciò accade anche superando gli steccati politici tra maggioranze e minoranze, dato che il fine ultimo è la salute dei cittadini.
L’ipotesi sulla quale si sta lavorando sembrerebbe voler subordinare ogni decisione circa la richiesta presentata da Italcementi e oggetto di valutazione in sede Provinciale all’esito della suddetta analisi epidemiologica.
Questa sembra l’unica posizione di buon senso vista la drammatica situazione ambientale in cui versa l’Isola bergamasca e i limitrofi territori di Monza/Brianza e meratese.
Tutto ciò è quanto i Comitati di Cittadini stanno chiedendo da oltre un anno ad ogni livello (politico/amministrativo, di Enti di controllo) e al quale non intendono rinunciare.
I soggetti preposti – direttamente e/o indirettamente - alla valutazione della richiesta Italcementi (Provincia, Ats, Osservatori vari, ecc.) dovranno oggi tenere conto non già di generici contenuti di Protocollo (inesistente) ma di una ritrovata coscienza e consapevolezza del problema, da parte di tante cittadine e cittadini che, con i loro Sindaci, chiedono rispetto e attenzione al fondamentale dritto di vivere in un ambiente più salubre e sicuro.

Comitato La Nostra Aria, Comitato Aria Pulita Centro Adda, Rete Rifiuti Zero Lombardia