venerdì 23 giugno 2017

MANIFESTAZIONE DEL 1° LUGLIO 2017 - COMUNICATO ALLA CITTADINANZA

Ad oltre un anno dall’ultima manifestazione locale i cittadini dell’isola Bergamasca scendono di nuovo in piazza per ribadire, con forza, le loro ragioni contro l’incenerimento dei rifiuti, per il diritto alla SALUTE; e ciò sia nel caso che questi vengono bruciati in impianti “dedicati” a questa attività (inceneritori) sia quando diventano “combustibile” per la produzione aziendale, come nel caso del Cementificio di Calusco d’Adda.
Questa volta, però, al loro fianco ci saranno anche i cittadini di una vasta area geografica accomunata dalle stesse problematiche ambientali e sanitarie. Saranno infatti i rappresentanti dei comitati civici sorti attorno a 5 camini - di altrettanti impianti che inceneriscono i rifiuti - ad organizzare l’evento in calendario il prossimo 1 luglio, che si preannuncia il più importante, da sempre, promosso su questi temi nel nostro territorio.
Del resto, i fumi di ricaduta degli impianti non si fermano di fronte ai confini comunali, ed è ormai scientificamente provato il nesso che lega l’insana pratica dell’incenerimento dei rifiuti con l’inquinamento dei territori e, di conseguenza, l’incremento di malattie gravi e mortali nelle persone.

Dopo oltre 24 mesi di attività di sensibilizzazione da parte dei comitati scriventi ciò che sconcerta, e lascia senza parole, è il balbettio e il rimando di responsabilità delle istituzioni locali che, complice una legislazione nazionale inqualificabile, rimane la cifra costante di un gioco nel quale gli unici a non divertirsi sono i cittadini.

Così abbiamo assistito nell’ultimo anno all’alternanza di atti formali e fatti sostanziali, a delibere di mandato emanate da Enti amministrativi verso altri (sub) Enti (Provincia verso CIB) - finalizzate a decentrare sul territorio studi e analisi sull’ambiente - mentre il comune di Calusco sanciva il definitivo abbandono dell’accordo siglato nel 2012 con alcuni sindaci dell’isola e Italcementi.
Tutto ciò mentre altri sindaci dell’isola, alcuni già firmatari del primo accordo (l’ottusità è una brutta malattia!) tentavano la strada di un nuovo accordo (pieno di contraddizioni e del tutto privo di contenuti) che per fortuna, dopo un tragicomico tira e molla, nessuno si è sentito di siglare.

Ma gli accadimenti non si fermano a quanto sopra esposto, infatti, la scelta della Società di impugnare, avanti il TAR, la richiesta formalizzatagli dalla Provincia di integrare la documentazione già prodotta per il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale con uno studio epidemiologico, precedeva di qualche mese l’avvio di un nuovo confronto tra la stessa Italcementi e i sindaci finalizzato, questa volta, a distribuire le granaglie (trattasi dei soldi della fidejussione da suddividere tra i Sindaci in ragione del mancato adempimento degli obblighi di cui all’accordo del 2012).
È in questa fase che abbiamo assistito ad uno spettacolo penoso e imbarazzante: infatti, i sindaci, massime autorità di Governo del territorio e rappresentanti della salute dei cittadini che amministrano, si sono accapigliati (come abbiamo appreso dalla cronaca locale) per avere ciascuno la sua parte di danari senza rendersi conto (come i polli di Renzo) del destino che li accomunava: quello di vivere in un ambiente insalubre e ad altissimo rischio per la salute non avendo fatto nulla di ciò che si doveva per migliorarlo.

È cronaca degli ultimi giorni la notizia che la Società Italcementi ha commissionato ad una università romana lo studio epidemiologico richiestogli dalla Provincia, dimostrando così (mentre attende la pronuncia del TAR) di essere “vicina” al territorio.
La cronaca dimentica però di precisare che il committente (Italcementi, che finanzierà lo studio) e la Società che dovrà essere valutata attraverso l’indagine sono la stessa cosa !!!
È accaduto già in occasione della presentazione dello studio tossicologico, accadrà anche in questo caso.
A garanzia di una totale autonomia e indipendenza tra la Società assoggettata a controllo e Ente controllore, in altri Paesi le prime si fanno carico dei costi sostenuti dagli Enti pubblici (controllori) che scelgono, in totale autonomia, a quale istituto appoggiarsi.
Si tratta di pratiche ormai consolidate nella gestione degli iter di valutazioni di impatto sanitario a livello internazionale, con buona pace di chi chiama in causa la mancanza di buona fede che nulla c’entra con le garanzie – per noi indispensabili – che si vorrebbero nella gestione di interventi tanto delicati sul piano dell’obbiettivo che perseguono (disporre di un rapporto sullo stato di salute della popolazione) quanto ricche di implicazioni economiche e di sviluppo (dell’impresa valutata e del Comune nel quale risiede l’impianto).

Per completare il già poco edificante quadro, rileviamo che la Comunità dell’Isola Bergamasca (CIB), con le ultime due defezioni (i sindaci di Ambivere e Calusco) sembra oggi più impegnata a gestire i gravi problemi della sua effettiva rappresentatività che a produrre materiali (come da mandato ricevuto dalla Provincia) utili alla causa comune.
Infatti, l’Osservatorio Ambientale, costituito in seno alla CIB e finanziato dalla Provincia, sembra non aver prodotto nulla dall’atto della sua costituzione.
In questo contesto le ripetute richieste di aggiornamento fatte dai comitati agli Enti più sopra citati sono rimaste perlopiù senza risposte: il solco tra i cittadini e i loro rappresentanti si è allargato mentre gli interessi privati, quelli di Italcementi, continuano ad essere ben rappresentati e puntualmente pubblicizzati.

Per l’insieme di queste ragioni continuiamo a chiedere un serio studio epidemiologico, indipendente e svolto con criteri che assicurino il massimo rigore scientifico nel loro svolgimento e nella trasparente gestione delle risultanze, diretto e garantito da noti professionisti titolari di un curriculum adeguato allo scopo.

Per questo non ci arrendiamo e continuiamo la nostra protesta sino ad obbiettivo raggiunto.

14 Giugno 2017
Comitato La Nostra Aria
Rete Rifiuti Zero Lombardia



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