giovedì 30 luglio 2015

Italcementi Calusco ed i combustibili alternativi: I TERMINI REALI DELLA QUESTIONE

ACCADE ANCORA che diffondiamo le nostre osservazioni, basate precisi dati tecnici e non solo su slogan e chiacchiere, ed i mezzi di stampa non fanno il minimo sforzo per pubblicarle.

ACCADE ANCORA che le comunicazioni stampa dell'azienda abbiamo ampia diffusione, lasciando così il lettore in balia delle uniche comunicazioni dell'azienda, ovviamente di parte ed in questo caso anche molto imprecise.

Per questo di seguito vi riportiamo il comunicato stampa che ha avuto un'unica fonte di diffusione, il Giornale Dell'Isola, di cui vi riportiamo il link qui sotto:



LA NOSTRA RISPOSTA AL COMUNICATO STAMPA DI ITALCEMENTI DEL 09-07-2015

A seguito di diversi comunicati stampa/osservazioni della azienda Italcementi pubblicati da alcune testate giornalistiche in concomitanza alla consegna alla Comunità Isola Bergamasca e alla Provincia di Bergamo delle 10000 firme raccolte per la petizione popolare "BASTA INQUINAMENTO- NO ALLA TRASFORMAZIONE DEL CEMENTIFICIO ITALCEMENTI SPA IN UN INCENERITORE E DRASTICA DIMINUZIONE DELLE EMISSIONI INQUINANTI" (si veda:



siamo a inviare qui di seguito i nostri circostanziati commenti:



Italcementi in più occasioni afferma che “L’utilizzo dei combustibili alternativi non ha alcuna conseguenza significativa sulle emissioni”. Tale osservazione, che è anche la più diffusa, è allo stesso modo la più facilmente smentibile. Dai documenti prodotti dalla stessa Italcementi, infatti, si evince un aumento anche elevato di composti inquinanti nel flusso emissivo e, purtroppo, proprio di quelli classificati come “sicuramente cancerogeni” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Per avvalorare questa nostra affermazione basta guardare il SIA presentato da Italcementi, Vol 2 Tabella 8 e Vol 3 pag. 92 dove si legge testualmente che “Si rileva un lieve aumento delle concentrazioni di NOx e SO2, mentre aumentano notevolmente le concentrazioni di metalli e di polveri, pur mantenendosi però sempre ben al di sotto dei limiti di legge”.

Ribadiamo la nostra fiducia nel pieno rispetto dei limiti emissivi dell’azienda, anche in scenari futuri, ma ribadiamo anche con forza il nostro diniego all’aumento degli inquinanti in atmosfera.

Le emissioni dei cementifici sono elevatissime (anche a causa di limiti particolarmente permissivi) con o senza co-combustione di rifiuti e sarebbe bene per la Comunità cercare di ridurle in maniera consistente e reale sia per motivi ambientali che sanitari, in quanto il rispetto dei limiti di legge non significa affatto assenza di impatto sanitario.

In un’ottica di trasparenza e onestà intellettuale verso i lettori occorre ricordare che i limiti di legge sono fissati sulla base delle BAT (le migliori tecnologie disponibili). Essi obbligano un impianto ad adeguarsi a quanto di meglio sia consentito dalla tecnologia attuale. Ma questo non vuol dire che ciò che l’impianto emette è salutare e buono da respirare.



Rimanendo in tema di “migliori tecnologie possibili”, non possiamo esimerci dal fare notare che la tecnologia dell’impianto di Calusco può essere fortemente migliorata. Se vogliamo fare un confronto con i tanto citati standard europei, l’uso di nuovi dispositivi di abbattimento dei gas inquinanti (DeNox) consente di ridurre drasticamente una componente importante (già presente da sempre) delle emissioni del camino,  come gli NOx (ossidi di azoto). Attualmente il camino immette nell’ambiente circa 1700 tonnellate di ossidi di azoto all’anno, che sono ritenuti responsabili dell’effetto serra, funzionali alla formazione dell’ozono ed altro ancora.



Per quanto riguarda il confronto con il resto d’Europa e in particolare con le nazioni nordeuropee, più volte menzionato da Italcementi nei suoi interventi, esso potrà essere veritiero solo quando l’Italia avrà lo stesso numero di cementifici di quei Paesi. Al momento il confronto non regge, visto il primo posto dell’Italia per numero di cementifici attivi a livello continentale e la quantità totale delle loro emissioni. In tali Paesi, infine, i cementifici che utilizzano rifiuti sono collocati  in aree non fortemente antropizzate.

Lo stabilimento Italcementi di Calusco si trova invece non solo in un’area densamente abitata, ma anche in un territorio dove, nel raggio di pochi chilometri, sono presenti ulteriori quattro grandi impianti di incenerimento rifiuti, uno dei quali è, tra l’altro,  l’unico nel Nord Italia per sostanze industriali tossiche e pericolose (Filago).



Sottolineiamo infine che Italcementi definisce impropriamente, ossia col termine “sostitutivi”  i  combustibili alternativi (ossia i rifiuti) che andrà ad utilizzare. La sostituzione dei combustili tradizionali sarà infatti solo PARZIALE. Questo perché il  ridotto potere calorifico di questi combustibili alternativi (CSS, fanghi, coriandoli plastici e pneumatici), pari a circa la metà di quelli tradizionali, costringerà l’azienda ad utilizzare una quantità totale di combustibile (tradizionali+alternativi) notevolmente superiore alla presente, incrementando anche i trasporti su gomma necessari alla loro movimentazione ed il totale di sostanze emesse in atmosfera.



Italcementi sostiene che “Il cementificio non è un inceneritore”…. infatti le sue emissioni sono NOTEVOLMENTE SUPERIORI rispetto a quelle di un inceneritore! E questo purtroppo lo consente la legge. Quindi: perché i rifiuti dovrebbero essere conferiti a Italcementi anziché a un normale inceneritore, dove le emissioni sarebbero soggette a limiti di legge inferiori?

Le nostre osservazioni sulla presenza delle ceneri di combustione nel cemento prodotto e venduto sul mercato le abbiamo già poste, con solide basi scientifiche ed analitiche svolte in altri ambiti e qui prese a riferimento (vedere il recentissimo http://www.isde.it/questione-clinker-e-scorie-da-inceneritore/).



L’utilizzo di rifiuti “non produce residui da smaltire successivamente” semplicemente perché quei residui sono inglobati nel clinker/cemento prodotto. A questo proposito, nell’ottica di trasparenza, collaborazione e dialogo con le comunità, sarebbe opportuno che i produttori di cemento riportassero sulle confezioni dei loro prodotti la loro composizione chimica dettagliata, con particolare riferimento al contenuto in metalli pesanti (elencati singolarmente), diossine, composti aromatici e altre sostanze tossiche frutto della “autodepurazione”. Gli utilizzatori di questo tipo di prodotti (e i lavoratori che li maneggiano) devono poter scegliere tra prodotti di diversa composizione e preferire, tra diversi produttori, quelli per loro più adeguati.

Chissà quali sarebbero le reazioni del mercato….

Ce lo chiediamo perché già adesso le associazioni, medici, scienziati e tecnici che si occupano della salute dell’habitat (della nostra casa), che scrivono su testi di BIOEDILIZIA pubblicati in tutto il mondo, sconsigliano l’uso del cemento contenente ceneri in case, uffici e altri luoghi di lavoro ed edifici adibiti al ricovero di animali e vegetali.



Per quanto riguarda la valorizzazione dei rifiuti, in realtà la normativa europea (Direttiva CE 98/2008) indica la combustione come il penultimo anello della gestione dei rifiuti, appena prima della discarica. L’Unione Europea obbliga a recuperare e riciclare tutto ciò che è riciclabile. Bruciare rifiuti nei cementifici non è affatto una buona pratica suggerita a livello comunitario. Tanto più che nel nostro caso la maggior parte dei materiali considerati da bruciare è perfettamente riciclabile e riutilizzabile come materia prima seconda, con creazione di posti di lavoro e un risparmio in termini di produzione aziendale e di economia energetica globale del pianeta. 

E’ in questo modo che si crea un sistema realmente sostenibile, improntato su un’economia circolare, dove ogni risorsa non viene gettata via, ma serve a crearne di nuove. Per scoraggiare un utilizzo un po’ troppo semplicistico e propagandistico del termine “sostenibilità” ricordiamo che essa per definizione è “una forma di sviluppo economico e produttivo compatibile con la salvaguardia dell’ambiente e dei beni liberi per le generazioni immediate e future”.

Solo per citare un esempio, invitiamo a visitare il sito internet  Ecopneus.it dove viene chiaramente detto che gli pneumatici sono riciclabili e  nel 2014 sono arrivati a contribuire a “ ridurre il fabbisogno di materia prima vergine di importazione del Paese per un valore di 105 milioni di euro “.



Ma infine….se  l’obiettivo del cementificio è quello di “produrre cemento di qualità, nel modo più sostenibile”, si potrebbe utilizzare il metano, al posto dei rifiuti! Questa è una soluzione possibile e certamente più sostenibile in termini ambientali e sanitari. E in quanto alla “valorizzazione a chilometro zero” dei rifiuti, i cementifici possono lasciare ad altri (che non usano bruciare materia, ma recuperarla) questo ingrato compito, limitandosi a svolgere il ruolo per il quale sono nati: la produzione di cemento!



Chiudiamo esprimendo la nostra convinzione, già condivisa con numerosi tecnici e scienziati, che la scelta di triplicare il quantitativo di rifiuti bruciati nel cementificio di Calusco d’Adda , oltre a inquinare irrimediabilmente il nostro territorio penalizzerà pesantemente lo sviluppo del mercato del riciclo di materia, in quanto catalizzerebbe un ulteriore flusso di rifiuti alla combustione, aggiuntivo rispetto a quello già pesante dedicato agli inceneritori.



Buona parte della popolazione ha pienamente sposato le nostre ragioni, facendoci raggiungere molto velocemente il traguardo delle 10.000 firme ora depositate in Provincia di Bergamo e richiedendo tutt’ora di poter firmare, pur essendo la petizione formalmente conclusa.

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